Nessuno mi può giudicare…

Li promuoviamo e li bocciamo. Ma NOI, siamo disposti a farci valutare?

“I quesiti proposti erano troppo nozionistici! La prova avvantaggiava i laureati in discipline scientifiche. I testi delle prove erano pieni di errori”. Questi i toni di gran parte dei commenti alle prove che negli ultimi mesi abbiamo affrontato noi docenti precari di ogni ambito disciplinare e di ogni ordine di scuola: le prove di ammissione al TFA (per il conseguimento dell’abilitazione) e la prova preselettiva del concorso a cattedra.

Molte critiche sono piovute nei confronti di queste prove; critiche in diversi casi fondate (alcuni palesi errori nelle prove proposte sono ingiustificabili); in molti altri – a mio avviso – gratuite e niente affatto costruttive.

Poniamoci piuttosto con un approccio positivo: le modalità con cui la selezione è stata portata avanti possono fornire lo spunto per riflessioni complesse e delicate, utili però a definire meglio le conoscenze e le competenze, tanto generali quanto disciplinari, che vogliamo (come cittadini, come istituzione-scuola, come ministero) richiedere ai futuri insegnanti.

Ha senso che un’aspirante maestra elementare sappia completare correttamente una successione di numeri naturali? O che un docente di matematica conosca una formula che non viene praticamente mai utilizzata?

E ancora: come si può pretendere che un insegnante della scuola primaria, che nel corso degli anni ha sviluppato e affinato capacità didattiche, psicologiche e relazionali – sicuramente importanti per la sua attività in classe – “sia ancora fresco” riguardo a nozioni acquisite magari qualche decina di anni fa? E qui la domanda per me cruciale: può tale insegnante dimostrare di aver effettivamente acquisito tali capacità?

E’ da quest’ultimo punto che vorrei ripartire, lanciando una controproposta.

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Calcolo letterale: nuovi video e un corso completo

Se hai trovato interessante questo video, puoi provare a dare un’occhiata agli altri sullo stesso argomento sul mio canale youtube.

Su Oilproject, invece, ho realizzato – in collaborazione con Marco Ferrigo – un corso sul calcolo letterale, in cui sono presenti video, testi ed esercizi: puoi seguire il corso completo, oppure utilizzare i singoli materiali

Oilproject @ World Wide Rome

L’evento: il lancio del nuovo portale di Oilproject, la più grande scuola online in Italia.

Il contesto: World Wide Rome, un’occasione in cui importanti relatori – tra i quali il ministro Profumo – parleranno di innovazione a scuola, soprattutto legata alle nuove tecnologie.

Il giorno: il prossimo 10 di ottobre. Puoi iscriverti e seguire l’evento in streaming dal sito dedicato.

Nel nuovo portale di Oilproject ci sarà un salto di qualità importante rispetto alla versione precedente: oltre alle singole lezioni – ad oggi quasi tremila – saranno proposti corsi completi su svariate materie ed argomenti.

Sarò presente anch’io con alcune lezioni di un corso di algebra elementare, quella che si affronta nei primi anni di scuola superiore: monomi, polinomi, prodotti notevoli… Al più presto caricherò anche sul mio canale youtube e su questo blog le lezioni proposte su Oilproject.

Convegno MATEpristem: complessità, sistemi dinamici, interdisciplinarietà

Dal prossimo 12 ottobre, fino al 14 ottobre, si svolgerà a Paestum il prossimo convegno PRISTEM, dedicato a:

“La matematica del tempo: sistemi dinamici, complessità e interdisciplinarità”.

Sulla pagina ufficiale è possibile vedere il programma dettagliato delle conferenze e trovare informazioni pratiche, utili per chi voglia partecipare.

Segnalo anche il “collegamento” con un mio articolo pubblicato su Education 2.0 (e su questo blog):  alla fine dell’articolo parlavo di interdisciplinarietà nell’insegnamento della matematica e della fisica: gli argomenti delle conferenze del convegno sono un’eccellente testimonianza di quello a cui mi riferivo.

38+47=49??? Didattica per competenze e demagogia

No, non sto dando i numeri. So bene che 38+47>49… ma è sempre così?

Non, secondo me, se quei numeri si riferiscono alle classi di concorso: A038 (Fisica), A047 (Matematica), A049 (Matematica e Fisica).

Pochi giorni fa l’onorevole Anita Di Giuseppe (IdV) ha chiesto al ministro, in un interrogazione parlamentare, di intervenire per prevedere una separazione dell’insegnamento della matematica da quello della fisica, come riportato dalla Tecnica della Scuola.

Da quanto si può capire dall’articolo citato, sembra che tale richiesta sia motivata principalmente da logiche di tipo “contabile” (monte ore per le varie cattedre, numero di precari da assorbire su una data cattedra piuttosto che su un’altra…). Cosa che del resto viene messa in luce anche in un articolo di OrizzonteScuola.

Ora, negli ultimi anni si è fatto un gran parlare di competenze. Si è trattato però soprattutto di slogan che non hanno trovato grande applicazione nei programmi ministeriali, nelle prove assegnate all’Esame di Stato, nella didattica di tutti i giorni; o meglio, si è trattato di buoni propositi ai quali non si sono fatti seguire adeguati strumenti che li potessero rendere concretizzabili e traducibili nella pratica quotidiana, soprattutto in quella “dell’insegnante medio”.

In ogni caso, ragionare in termini di competenze significa superare, almeno in parte, un’impostazione centrata sulle discipline. In tale logica, più che dare vita ad un’unica classe di concorso di Fisica ed una di Matematica, sarebbe importante sottolineare le diverse competenze che si intendono sviluppare in queste discipline nei Licei, negli Istituti Tecnici e negli altri indirizzi. La fisica che tratterà al biennio un futuro ragioniere non può essere la stessa di uno studente di liceo scientifico: quest’ultimo, se vorrà seguire la via delle scienze, che diventi un biologo o un fisico, dovrà essere in grado di ideare e condurre analisi qualitative e quantitative, farsi domande che nessuno si è ancora fatto, valutare la percorribilità di una via concettuale o sperimentale. Per uno studente di Liceo scientifico, l’integrazione e il confronto fra i metodi e i contenuti della matematica e della fisica sono – più che negli altri casi – fondamentali, come sottolineato dalle Indicazioni Nazionali; le quali spesso, peraltro, rimangono lettera morta. Vuoi per la carenza di testi e materiali didattici atti a tradurre le molte buone intenzioni in pratiche didattiche; vuoi per una scarsa disponibilità/preparazione degli insegnanti ad integrare saperi diversi, anche a causa delle rare occasioni di formazione ed aggiornamento in tal senso; vuoi per una generale tendenza,  che non riguarda solo l’ambito scientifico, a ricadere nei soliti vecchi contenitori disciplinari.

Dell’opportunità di innestare fra loro diverse discipline di studi, molti si sono accorti da tempo.

In ambito accademico/scientifico e professionale proliferano da anni – se non decenni – “discipline-ponte“: basti pensare ai ricchissimi mondi che ci dischiudono questi campi di studi: ingegneria biomedica, fisica astroparticellare, econofisica, robotica… e la lista potrebbe continuare quasi all’infinito.

In ambito didattico, da molte parti se ne sono accorti prima di noi. Voglio citare soltanto il lavoro portato avanti dal prof. D’Anna e colleghi per la scuola del Canton Ticino. Come potete vedere da questa pagina web, la chimica, la fisica e le altre scienze naturali possono “fecondarsi a vicenda“, consentendo di sviluppare percorsi didattici veramente innovativi e al passo con le esigenze culturali, scientifiche e produttive di oggi e del domani.

Latino e greco: le vere discipline scientifiche?

Venerdì 24 febbraio, nella sezione “Cultura” del Corriere della Sera, Dario Antiseri presentava la nuova collana dei Classici del pensiero libero greci e latini, in un articolo dal titolo: “Le idee che aprono la mente”.

Il filosofo scrive queste interessanti parole (che riporto testualmente, in attesa della pubblicazione del link all’articolo sull’archivio del corriere):

E’ esattamente in questo orizzonte che si comprende l’urgente necessità di una didattica che – affinché non si continui a dare risposte a domande non poste – punti sui problemi più che sugli esercizi. Il problema va risolto, l’esercizio va eseguito; il problema è una domanda per la quale chi se la pone non ha ancora quella risposta che deve venir cercata; l’esercizio è, invece, una domanda per la quale si ha già tra le mani la risposta, in genere appresa a memoria, senza motivazione alcuna, sul testo di algebra o di fisica; il problema forma, l’esercizio addestra; il problema scatena la ricerca, l’esercizio presuppone risultati di ricerche già fatte. Ma qui sta proprio il guaio, perché quelli indicati come “problemi” nei testi, per esempio, di geometria, di algebra, di chimica o di trigonometria… non sono problemi, sono esercizi: per cui si dà che non di rado nei nostri licei scientifici l’unica vera attività di ricerca sia consistita, e forse talvolta consista ancora, nella versione di latino.

Condivido appieno questa riflessione: come insegnante di matematica e fisica, mi trovo spesso ad utilizzare testi pieni di esercizi (basti pensare alle “paginate” sui prodotti notevoli in algebra, alle equazioni e disequazioni goniometriche…). Per questo, appena posso, creo i miei appunti e li utilizzo nella mia attività didattica. Potete dare un’occhiata agli appunti e agli esercizi pubblicati su questo blog: accanto agli esercizi di routine, che pure sono necessari (anche per ragioni che chiarirò a breve), sono presenti diversi esercizi non-standard, quasi sempre originali, talvolta ripresi da qualche libro di testo più innovativo. Spero che anche qualche collega possa trarre spunto dai materiali pubblicati; e spero anche che qualcuno voglia propormi i suoi esercizi e problemi originali. La conoscenza è un bene non-rivale: la condivisione delle idee può soltanto far bene al sistema dell’educazione.

Però, ci sono alcuni “però”:

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Tecnologie a scuola…è arrivato il momento?

“Repubblica” pubblica un altro articolo sul dibattito tra “web-entusiasti” e “conservatori” riguardo al tema dell’introduzione delle tecnologie a scuola.

Di sicuro il neoministro Profumo, con le sue dichiarazioni e le sue intenzioni (dichiarate), sta quantomeno smuovendo le acque riguardo ad un tema che non può non essere centrale nel futuro della scuola. Altre volte in questo blog ho parlato di tecnologie didattiche. Il tema mi affascina e stimola la mia ricerca e la mia attività di insegnante. Al tempo stesso mi spaventa la contrapposizione dogmatica e aprioristica di visioni (apocalittici e web-integrati li chiama Manuel Massimo nel suo articolo) che, già molte volte nel passato, ha finito per svilire discussioni potenzialmente ricche di novità. Di questo parla, fra l’altro, il prof. Paolo Linati nel suo bel libro “L’algoritmo delle occasioni perdute”, recentemente pubblicato da Erickson.

Personalmente, utilizzo un blog nella mia pratica didattica (M@T&FiS@home, il “fratello minore” di questo), creo pdf e videolezioni che poi utilizzo in classe, mi tengo aggiornato sul mondo delle tecnologie, in particolare sulle loro applicazioni alla didattica. Ciò non vuol dire che io sia un sostenitore dell’utilizzo di tablet, smartphone e web senza se e senza ma. Chi ha letto alcuni dei post precedenti lo avrà già capito (vedi ad esempio quello sull’utilizzo delle presentazioni tipo PowerPoint).

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La Matematica e i suoi Linguaggi

Sul sito del’INDIRE sono stati pubblicati i materiali del 28esimo Convegno di Didattica della Matematica.

Cliccando qui, potrete accedere alla pagina, dove si trovano le slides delle presentazioni dei vari relatori, che spaziano su diversi temi, dalla geometria nelle prove INVALSI, all’utilizzo delle LIM nella didattica.